I villaggi di san Pellegrino e di san Lorenzo di Puliaco

Il nome ” Puliacum “, è un toponimo che deriva dal celtico-gallico, e non è del tutto esatto dire che fu un villaggio romano, mentre in altri casi come Arro, San Secondo e Salussola, durante gli anni furono rinvenute vestigia e tombe di epoca romana, qui, per quanto si ricordi, sono state rinvenute due tombe etrusche, emerse durante i lavori di sbancamento per la costruzione della vicina massicciata ferroviaria.
Il dubbio è stato risolto solo ultimamente con gli scavi archeologici eseguiti tra gli anni 2017 e 2018, allorché sono state rinvenute tracce materiali ed umane risalenti all’età del bronzo.
Delmo Lebole, nella Storia della Chiesa Biellese, asserisce che le tegole di copertura del campanile erano di epoca romana, e parti di fondamenta della pieve di fattura pre medievale.
In seguito alla cristianizzazione del luogo, il villaggio si sviluppò in due insediamenti attorno ad una o più celle benedettine e ad un castrum.
Da un campo intorno ai ruderi della pieve di san Pellegrino, chiamato sul catasto comunale san Pallarino, tuttora sono affioranti cocci e laterizi, e ciò fa pensare che lì vi fosse un abitato o una parte di un abitato.
La cosa avvalora l’ipotesi di due comunità distinte, l’una con pochi abitanti e facente capo alla piccola chiesa di san Lorenzo, e l’altra con maggior popolazione facente capo alla pieve di san Pellegrino.
La presenza di un presbitero e di un beneficio per la chiesa di san Lorenzo, avvalora la tesi che la chiesa facesse capo a un piccolo villaggio.
Il catasto comunale descrive la zona, compresa tra i campi san Pallarino e san Lorenzo, con il nome di Pugliacco, dove gli scavi hanno riportato alla luce una parte dello stesso villaggio, una villa romana e forse il castrum.
Verosimile si può asserire che Puliaco era l’insieme di due comunità, quella di san Lorenzo e quella di san Pellegrino, sorte attorno alla loro chiesa, con una differenza, che quella di san Lorenzo si ergeva su un elevato del terreno, mentre quella di san Pellegrino nella zona golenale del torrente Elvo.
La costruzione della pieve, o una sua ricostruzione, avvenne perché il villaggio era di ragguardevole importanza demografica e militare, tanto da avere un piccolo castrum o fortilizio.
Questa pieve è di sicuro una rifondazione o una ricostruzione di una chiesa precedente, e la troviamo nominata in tutti gli elenchi delle pievi Vercellesi dei secoli XIII – XIV – XV e da una bolla di papa Urbano III del 1° di giugno 1186, nella quale si rammemora Plebs Puliaci.
Negli anni divenne tanto importante, da abbracciare numerose rettorie, anche molto lontane da Salussola.
La guerra iniziata nel 1312 tra guelfi e ghibellini, che si protrasse anche oltre, distrusse il villaggio di Puliaco, ma non le loro chiese, o queste vennero danneggiate parzialmente, perchè vi troviamo presenti ancora due presbiteri.
E’ solo nel 1413 che l’ultimo presbitero lascerà la chiesa di san Pellegrino, poichè tutti i suoi beni passarono alla chiesa di Salussola, divenuta pieve al posto di quella di Puliaco, ma in cambio il pievano e i canonici erano tenuti a celebrare la Messa nelle due chiese.
Nella Visita Pastorale del 1606 e in quella successiva del 1619, le due chiese sono descritte in rovina, e quindi la loro distruzione, per incuria o per dolo, è databile tra il 1413 e il 1606.
Nel 1896 il prevosto di Vigellio don Perino scriveva: ” ... negli scavi avvenuti poco lontano dalla chiesa di san Pellegrino si trovarono reliquie d’altra chiesa che si diceva consacrata a San Lorenzo, nome ancora ritenuto dal cascinale sorto sulle sue rovine.
Vi si trovarono pure indizi di antico cimitero “.
E’ probabile che la chiesa di san Lorenzo di cui parla don Perino, sia stata costruita o ricostruita sulle vestigia di una cella benedettina, e che solo tra la fine del 1600 e il 1700, sia sorto il cascinale che ancora ne porta il nome.
L’altro indizio è nella presenza di un cimitero, che non era la prerogativa di una piccola chiesa, ma forse il cimitero legato alla pieve di san Pellegrino.
Il cascinale di san Lorenzo sorge su un elevato del terreno, che non è altro che una ripa creata, nei millenni, dalle erosioni alluvionali del torrente Elvo.
Nel 1748 il cascinale fu compreso nella giurisdizione pastorale della erigenda parrocchia di Vigellio, mentre nel 1798 risultava appartenere al Canonicato di sant’ Emiliano, eretto nella pieve di santa Maria Assunta di Salussola.
Di san Pellegrino, invece, sono i rimasti i ruderi di una chiesa e i resti del suo campanile, numerosi cocci laterizi affioranti dal terreno, e il nome catastale del campo.
I reperti ancora a disposizione sono databili ai primi anni del XII secolo, mentre i resti del campanile sono di epoca più tarda, verso la metà del XII secolo.
Un’accurato studio archeologico porterebbe a individuarne, oltre alla chiesa, anche il battistero di cui era dotata.
In questa località, tra i latifondi, è tuttora visibile una parte di una strada con ciottoli, che congiunge i limiti dei campi di san Pellegrino con quello di san Lorenzo, con diramazione per la strada della Campagnola.

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