Il canale di scolo di regione Murassi – Negli anni 1940 e 1950 nei pressi della cascina San Giuseppe, in frazione San Secondo di Salussola, furono individuate varie strutture riferibili a differenti fasi costruttive.
Durante gli scavi emerse uno strato, tra i 20 e i 30 cm., di bruciato, tanto da far supporre che gli edifici siano stati distrutti da un incendio.
Da questi è derivata poi la tesi che Vittimulo sia stata assediata, presa e incendiata.
In prossimità delle strutture, furono rinvenuti alcuni frammenti ceramici di età romana e altri con motivi geometrici, realizzati con tessere bianche e nere,
Nel 1952, numerosi sondaggi effettuati sotto la dirigenza del soprintendente Carlo Carducci, portarono alla identificazione di strutture di età romana, riferite dallo scavatore ad una ” città di qualche importanza “.
Tra queste si ricorda un canale di scarico, dalla larghezza di 70 cm. per un’altezza di 1,26 metri, situato ad una profondità di un metro, con copertura in lastre di pietra e fondo di mattoni.
Gli interstizi tra le lastre di copertura erano sigillati da pietre più piccole, e i mattoni al fondo erano sagomati i relazione alla curvatura del condotto, disposti in maniera tale che i giunti non si trovassero sullo stesso allineamento.
Secondo quanto riferito dallo storico e presbitero Delmo Lebole, in connessione con il condotto si trovarono frammenti di sigillato, frammenti vitrei e una moneta in bronzo non leggibile.
Su una delle lastre lapidee di copertura fu trovata una moneta di Domiziano.
Lo scavo del canale venne ripreso negli anni del 1970 dagli Scarzella, che lo evidenziarono per una lunghezza di 140 metri.
Il tratto più lungo si estendeva in direzione nord ovest verso la collina, e fu seguito fino alla strada campestre costeggiante, verso ovest, la regione Murassi.
Il secondo tratto, con ampia curva quasi ad angolo retto, si inoltrava fino al piano della strada provinciale in direzione di Dorzano.
Il canale aveva delle misure costanti, ed era in pendenza da ovest verso est.
Per la pendenza e l’allineamento si suppose che il condotto proseguisse ad est della regione Mercato e arrivasse nella piana, dove si trovano i resti della pieve di San Secondo.
Qui, sono stati trovati altri due tratti di canali e molte lastre di pietra analoghe a quelle utilizzate come copertura del condotto in regione Murassi.
Durante questo intervento furono ritrovati dei materiali quali mattoni, tegole, piastrelle e frammenti quali anfore, orcioli, boccali, pentole, piatti, scodelle, chiodi e frammenti di lamine e vitrei e due tessere musive.
Altre strutture abitative di regione Murassi – Sempre negli anni del 1970, gli archeologi storici Scarzella effettuarono una serie di sondaggi nella parte ovest di regione Murassi, antistanti la cascina San Giuseppe.
Qui individuarono dei basamenti di muri in pietra e un tratto di pavimento in calce con piccoli sassi e frammenti laterizi, cui ancora aderivano piastrelle frammentarie di terracotta rossa.
Dall’altra parte della cascina, in un campo separato da una carrareccia, furono evidenziate le fondamenta in pietra e calce di un edificio di grandi dimensioni.
Non si rinvenne traccia di pavimento, ma si rinvennero due frammenti di mosaico di pietre chiare.
Nelle immediate vicinanze si trovarono anche una moneta di Antonino Pio, una lucerna e i resti di una conduttura laterizia che proseguiva verso ovest, in direzione del cimitero di San Secondo.
La struttura absidata – Nel novembre del 1994 furono realizzati due sondaggi in frazione San Secondo nelle vicinanze della strada Salussola Dorzano, a sud della cascina San Giuseppe.
Il primo sondaggio ha individuato una struttura in ciottoli larga 55 cm. e orientata a est ovest; ai lati è stato evidenziato uno strato di crollo in pietre e frammenti laterizi.
Il secondo sondaggio era situato a circa 60 metri a nord ovest del precedente.
Si è individuata una struttura absidata, scandita esternamente da due lesene e orientata nord sud che, per orientamento e caratteristiche della muratura, è in relazione con la struttura del sondaggio precedente.
La muratura, conservata per un alzato di 30 cm., testimonia corsi di tegole ad alette disposte di piatto e di frammenti di mattone disposti a spina di pesce.
La tipologia architettonica della struttura e l’opera muraria dell’elevato suggeriscono una datazione al tardo impero.
Non è esclusa una qualche connessione con le strutture e il condotto evidenziati negli anni 1950.