Le tombe etrusche – Nel corso del 1800 la cronaca riporta del ritrovamento in Salussola di tombe etrusche.
Non è nota la località del ritrovamento e nemmeno quali reperti siano stati rinvenuti.
Le tombe della proprietà Gastaldetti – Verso la fine del 1800, all’interno della proprietà dei fratelli Gastaldetti, collocabile in Via Duca d’Aosta, confinante con l’area delle fortificazioni del castello recinto di Salussola, si rinvennero due tombe di età romana tardo imperiale contenenti tre scheletri.
Il sarcofago del castello – Nel 1932 nell’area delle fortificazioni del castello recinto di Salussola, fu rinvenuto un sarcofago in pietra di età imperiale dalle misure di mt. 1 mt. x mt. 2,20, con loculo interno di mt. 0,68 x mt.1,90.
Il manufatto fu scalpellato al bordo e al fondo per utilizzarlo come vasca.
Secondo quanto scritto dallo storico Donna, il sarcofago fu collocato sulla sommità della collina dal proprietario del castello geometra Antonio Bocca.
Nel 1936 si riferisce del rinvenimento occasionale di due tombe con scheletri del periodo alto impero.
Dalla descrizione pervenuta, si ricava trattarsi di tombe a cassa laterizia, con pareti in mattoni e copertura in embrici (cm. 42 x cm.55).
Il ritrovamento è localizzabile nella parta alta del castello, presso i resti della torre medievale della cortina.
Il sarcofago del castello si trova nell’ex piazza d’armi, attualmente prato, dell’area del mastio.
Le tombe di regione Torre – Nel 1934, durante i lavori di aratura all’interno di una vigna di regione Torre, collocabile tra Via Martiri della Libertà e Via don Francesco Cabrio, furono rinvenute alcune tombe di età romana tardo imperiale, con copertura capuccina.
Con probabilità si trattava di sepolture ad inumazione in cassa laterizia.
Le tombe di regione Fraschea – Circa l’anno 1979, in prossimità della Cascina San Jore, verso il confine con il Comune di Dorzano, durante i lavori agricoli di uno spianamento di un dosso, si distrussero alcune tombe ad inumazione, ma due di queste furono risparmiate.
Le tombe erano orientate a nord-est-sud-ovest, erano a cassa trapezoidale, in mattoni e ciottoli alternati, posti in opera a secco; la copertura era di lastre di pietra.
Per tipologia erano databili all’alto Medio Evo.
Non è risultata la presenza di corredi funebri.
Le tombe di località Chiappara – Non si conosce la data, ma attraverso scritti riportati, si riferisce del ritrovamento in località Chiappara di sepolture ad inumazione con copertura di pietra o tegole di terracotta.
Le tombe della proprietà Zanotto – Nel 1932 si ha notizia del ritrovamento, all’interno della proprietà Zanotto, in frazione San Secondo, di due tombe di età romana tardo imperiale.
Le tombe della Cascina di Mezzo – Si riferisce del rinvenimento, non è saputo in che maniera, di alcune tombe presso la Cascina di Mezzo di frazione Arro.
La data del ritrovamento sembra che sia anteriore di quella di Cascina Gorei (23 marzo 1930).
In base ai pochi elementi raccolti, si può affermare che si trattava di tombe ad inumazione in cassa laterizia di età romana tardo imperiale.
La necropoli di Cascina Gorei – Il 23 marzo 1930, avvenne un’importante scoperta che andò a rafforzare la storia archeologica locale Salussolese.
Alla Cascina Gorei di Arro, allora di proprietà Baldi, fu rinvenuta una necropoli composta da una decina di tombe pagane, riconducibili alla prima romanizzazione del luogo.
Era una necropoli ad incinerazione, con le urne allineate tra loro ed orientate est-ovest.
Una di queste urne era inserita in una cassa laterizia, gli altri casi si trattava di incinerazione diretta.
Le tombe contenevano coltelli Gallo Romani, chiodi, fusaiole, e numerosi cocci di vasi e lucerne del I° secolo.
La scoperta, avvenuta per caso durante lavori di sterro e scavo di un fosso, è seguente ai ritrovamenti avvenuti qualche anno prima alla Cascina di Mezzo.
Le tombe di Vigellio – Alcune tombe di età romana tardo imperiale, furono rinvenute in frazione Vigellio, sembra che la zona sia quella tra la regione Murazzi/e e la ferrovia Biella – Santhià.
Erano delle tombe dalla copertura in lastre di pietra o in tegole di terracotta.
Si trattava di tombe ad inumazione in cassa laterizia.
La necropoli di Cascina San Giuseppe – Nel 1936 furono rinvenute in frazione Secondo, all’interno della Cascina San Giuseppe di proprietà Ravera, alcune tombe a cassa di forma rettangolare, costruite in ciottoli legati con malta.
Lungo i lati maggiori c’erano tre colonnine, ognuna delle quali era costituita da tre mattoni rotondi aventi un diametro di cm. 18 e uno spessore di cm. 11.
Le funzioni erano quelle di sostegno della copertura fatta di embrici e mattoni.
Nel 1953, sempre all’interno della stessa proprietà, furono rinvenute altre tomba, una di esse era a pianta trapezoidale a cassa laterizia con fondo e copertura in lastre di pietra.
La tomba era orientata a Nord-Ovest Sud-Est, con testa a Nord-Ovest, e aveva le misure di cm. 190 x cm. 50.
Per il tipo di tumulazione, la tomba è databile tra il VII-VIII secolo.
Accanto a questa tomba, ma al di sotto di una pavimentazione in cocciopesto, vennero rinvenute altre sepolture più antiche, ma molto rovinate.
Emersero urne in frammento, forse cinerarie, una lucerna e un sesterzio di Antonino Pio.
Nel 1972, a poca distanza, durante gli scavi condotti dagli archeologi storici Scarzella, si individuarono numerose tombe in muratura molto rovinate dalle arature, due delle quali furono riperte.
Nel loro interno vennero trovati dei resti di ossa umane, frammenti di ceramica e vetro e un filo di rame che doveva essere la parte di un monile.
Le casse erano di forma rettangolare, costruite in pietrame rappreso di malta e misuravano cm. 170 x cm. 60.
La copertura era in mattoni ed embrici, sostenuta da colonnine laterizie costituite da mattoni rotondi, dal diametro di cm. 20 e dallo spessore di cm. 11.
Si trattava della stessa tipologia di tomba rinvenuta nel 1936.
Distante tre metri, verso la direzione est, e a una profondità di circa 50 cm., fu rinvenuta una terza tomba in cassa laterizia.
La tomba era lunga cm. 178, era di mattoni, con copertura piana sempre di mattoni.
All’interno c’era uno scheletro adagiato sul fianco destro, con gambe ripiegate, risalente a una donna di 18- 20 anni.
Le analisi al C14 hanno permesso di stabilire una data compresa tra il 440 e il 640.
Negli anni del 1970 gli Scarzella, durante gli scavi di uno scolo, nei dintorni di regione Murassi, inserita tra le strutture murarie rinvenneo una tomba quasi intatta, e i resti di altre sepolture furono individuate nella zona circostante.
Questo rende probabile l’esistenza di una necropoli in uso in un periodo posteriore all’edificazione delle strutture.
Il sarcogofago di Aurelia Campana – Il 14 gennaio 1849, nella regione Porte di frazione San Secondo, non lontano dal territorio di Dorzano, fu rinvenuto un sarcofago di granito, con iscrizione in tabula ansata, dalle misure di cm. 234 x cm. 88, e un’altezza di cm. 61.
L’iscrizione era dedicata ad Aurelia Campana dal coniuge AURELIUS EUTYCHIANUS, probabilmente un liberto dal cognome grecanico.
Il sarcofago fu portato alla Cà Bianca, proprietari erano gli Avogadro di Casanova, e lì rimanè per venire usato come abbeveratoio fino al 1879.
Da quella data lo troviamo al Museo Bruzza e dopo al Museo Leone.
Ora il sarcofago di regione Porte si trova al Museo Leone di Vercelli.
Un sarcofago come vasca battesimale – All’interno della pieve di Santa Maria Assunta di Salussola, un sarcofago fu usato come vasca battesimale fin dal 1413, anno di erezione a parrocchia della chiesa.
Non più utilizzato sin dai primi anni del 1700, è ancora oggi in bella vista all’interno della chiesa stessa.
Un sarcofago come vasca del burnèl – La vasca che raccoglie l’acqua della fontana pubblica, il ” burnèl ” del borgo storico Monte, è un sarcofago adattato allo scopo.
E’ stato collocato in quella posizione successivamente alla posa del bacile agli inizi del 1800.
Il sarcofago si trova in Piazza Cesare Nani nel borgo di Salussola.
Altri sarcofagi sono stati collocati, a modo di vasca raccogli acqua, in case private.