La pieve di San Secondo è considerata dagli storici la chiesa madre e la più antica di tutte le chiese del basso Biellese; risale al IV secolo, ai tempi di san Eusebio, vescovo di Vercelli.
Sorge nella valle di San Secondo, frazione di Salussola, in regione Porte, nel territorio dell’antica Vittimulo, sulla strada provinciale Salussola – Dorzano.
La Chiesa Cristiana, nei primi secoli prevedeva infatti un culto pubblico solamente ai Santi martiri e di preferenza nel luogo del loro martirio.
Oggi, dell’edificio originario, rimangono solo più le rovine del tracciato perimetrale, portate alla luce dagli scavi archeologici effettuati dalla Sovrintendenza della regione Piemonte nel 1953 e nel 1998.
Fu edificata sui luoghi del martirio di San Secondo, a cui la pieve è dedicata.
Con i secoli VIII e IX, in seguito alle guerre, ai saccheggi, alla distruzione del centro urbano di Vittimulo ed al conseguente spostamento degli abitanti nelle zone limitrofe – Cavaglià, Dorzano, Roppolo, Salussola e, più tardi, San Secondo, ebbe inizio la decadenza della pieve che si accentuò nei secoli successivi, fino alla totale rovina dell’edificio nel XVII secolo.
Verso la metà del XIII secolo i diritti plebani passarono alla chiesa di San Pietro di Cavaglià; nel 1286, ridotta a commenda, passò ai monaci di Gran San Bernardo di Vercelli che la tennero fino alla sua fine.
Nei secoli XIV – XV – XVI altre guerre, scorrerie e l’amministrazione da lontano, la portarono ad un completo degrado; essa fu demolita nel 1606 per ordine vescovile ed i materiali furono impiegati per la costruzione della chiesa parrocchiale di Salussola Monte.
In onore a San Secondo, pochi anni dopo, tra il 1619 e il 1636 venne edificato un oratorio, l’attuale chiesa parrocchiale della frazione San Secondo, nel nuovo centro abitato, sorto ai piedi della collina per motivi di sicurezza e di salubrità.
I più antichi documenti sono due lapidi sepolcrali: una del cristiano Vitale ( V-VI ), in seguito usata come copertura al sepolcro del Beato Pietro Levita, conservata attualmente presso il Museo Civico di Biella, donata dalla famiglia del cavaliere P. Torrione; l’altra, quella di Atamasio, è andata smarrita.
I primi documenti scritti che menzionano la pieve risalgono al X secolo: sono quattro elenchi delle pievi della diocesi di Vercelli.
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