Un piccolo aereo militare precipitò in una risaia di Arro

Un piccolo aereo militare precipitò in una risaia di Arro. Erano all’incirca le 18.30 del 5 luglio del 1961, allorchè un piccolo aereo militare della ” Divisione Centauro “, un Piper, precipitò sfasciandosi in una risaia di regione Infernotto, poco lontano dall’abiatato di Arro. I Piper erano dei piccoli velivoli, capaci di atterrare su qualsiasi terreno non accidentato, a due posti in tandem, e venivano impiegati dall’Esercito per voli di ricognizione e per i collegamenti fra i vari reparti. C’erano dei contadini in giro, ma non fecero molto caso alle evoluzioni di quell’aereo, in quanto erano abituati a vederli sorvolare la zona durante le esercitazioni estive. Il velivolo, dopo aver sfiorato un filare di alberi, con il timone spezzato dall’urto contro di essi, è precipitato quasi verticalmente, con il muso nel fango, in una risaia ancora allagata. Solo lo schianto dell’aereo precipitato mise in allarme i contadini. L’incidente è successo perchè il motore è andato in avaria. Il motore, della potenza di 160 CV, si fermò improvvisamente, e data la bassa quota e la conformazione del terreno, il pilota non ebbe praticamente scelta ed iniziò la manovra di emergenza, portando l’aereo verso il luogo ritenuto più adatto per l’atterraggio. All’ultimo, quando era a meno di 10 metri d’altezza, il piano orizzontale destro del timone urtò contro un albero, che lo tranciò quasi completamente, l’apparecchio sfuggì al controllo del pilota e finì diritto nella risaia. Due erano gli occupanti dell’abitacolo, ufficiali dell’esercito che sono rimasti feriti, il primo pilota, un maggiore dei bersaglieri, ha avuto le maggiori conseguenze, mentre il secondo pilota, un tenente di fanteria, ha avuto lesioni meno preoccupanti. Il secondo pilota si liberò subito dalle cinghie che lo legavano al seggiolino posteriore, e balzò nella risaia, con l’acqua fino al ginocchio, invocando soccorso. Il primo pilota fu invece imprigionato nell’abitacolo, e in suo aiuto accorse un brigadiere dei Carabinieri della Caserma di Salussola, che senza curarsi del pericolo d’incendio, e con l’aiuto di un altro carabiniere, lo liberò. ” Mi è mancato il motore “, mormorò in piena lucidità il maggiore, che caricato su un’auto di un fotografo, arrivato sul posto ancora prima dell’ambulanza, lo trasportò all’ospedale di Biella. Fu subito sottoposto ad intervento chirurgico; egli aveva riportato fratture multiple alla gamba destra e al costato, fu poi giudicato guaribile in sessanta giorni. Il tenente fu solo sottoposto a un esame radiografico.

[ n.d.r. con il contributo dell’Archivio Storico de La Stampa di Torino ]


blogger   claudio.circolari@salussola.net


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