La chiesa della Confraternita di san Nicola da Tolentino
⫸ La chiesa della Confraternita di san Nicola da Tolentino. La chiesa di san Nicola da Tolentino, edificata dentro al borgo, è una costruzione a navata unica tuttora esistente, di cui non si conosce l’epoca della sua edificazione, tuttavia come dimostra la parte inferiore dell’edificio, dovrebbe essere molto antica.
Se questa fosse stata la chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, rettoria unita alla chiesa di santa Maria descritta nell’elenco delle chiese Vercellesi del 1298, è lecito supporre che qui ebbe sede il tribunale ecclesiastico, che nel 1470 inquisì di stregoneria tale Giovanna Monduro, abitante a Salussola, e moglie di Antoniotto Marandolo di Miagliano
L’ ecclesia S. Gervasi è ancora ricordata negli elenchi del 1348 e 1440, ma dopo quella data non ci sono più notizie.
La documentazione processuale cita la chiesa dei santi Gervasio e Protasio quale sede del tribunale inquisitorio, ma non vi sono certezze che la chiesa sia questa, in quanto non c’è una documentazione.
Quindi non esistono notizie certe, anteriori alla seconda metà del XVI secolo.
Nei secoli XVI e XVII, la chiesa non era ancora dedicata a san Nicola ma a san Giacomo Apostolo.
Sarà in seguito alla ricostruzione del XVII secolo, che san Giacomo cederà il posto al titolare della Confraternita di san Nicola da Tolentino, e di esso non si parlerà più.
Negli anni 1570 e 1574, la chiesa aveva ancora un solo altare staccato dal muro, il pavimento in pessime condizioni e le pareti da imbiancare.
Le Visite Pastorali del primo seicento la descrivono con i muri grezzi, priva di volta e ricoperta da un assito mal sagomato.
Doveva essere una costruzione assai antica, anche se di modeste proporzioni, considerato che non essendoci spazio per il coro dietro l’altare, i confratelli erano stati costretti a costruirlo, a modo di tribuna, sopra la porta d’entrata.
La vecchiaia della costruzione si faceva ormai sentire, tanto che la chiesa si doveva ricostruire, e i lavori dovettero iniziare dopo il 1620 e durare parecchi anni.
Però tutti questi lavori di ricostruzione non furono eseguiti sempre a regola d’arte, poiché a distanza più di un decennio la nuova chiesa minacciava già di cadere.
I lavori di rifinitura durarono per molto tempo, lo attestano un elenco del 1627 e altri datati 1632/33.
All’anno 1633 risale il quadro su tela che faceva da icona all’altare maggiore, rappresentante la Madonna in trono con il Bambino in braccio, san Nicola e san Giacomo maggiore, due confratelli inginocchiati e due confratelli incappucciati di nero.
Ne è autore Anselmo Allasina, pittore Valsesiano, ma abitante a Biella; attualmente ancona e tela sono nella pieve di santa Maria Assunta.
Nel 1643 si affidava la costruzione della prima cappella laterale, dedicata alla Madonna della Consolazione, detta più comunemente della Cintura.
La cappella sorse in seguito all’aggregazione della Confraternita di San Nicola alla compagnia della Madonna della Cintura di Bologna, avvenuta il 1° gennaio 1641.
I lavori ebbero però inizio solo nel 1645.
Nel mese di novembre del 1648, Salussola fu invasa dalle truppe spagnole che ebbero qui il loro alloggiamento dal 15 al 19 novembre, alcuni arredi subirono dei danni.
Nel 1661 lo scultore Bartolomeo Deva ornava l’altare di questa cappella con un’ancona di legno, ma l’opera non dovette troppo soddisfare i confratelli se nel 1667 l’ancona fu riformata dallo scultore Carlo Antonio Serra di Tollegno.
Al centro dell’ancona vi fu collocata una tela, datata 1657, con Madonna e Bambino, e ai lati, a destra santa Monica e a sinistra sant’Agostino (ancona e tela sono custoditi nella pieve di santa Maria Assunta).
Negli anni 1654/55 veniva costruita dal maestro Pietro Astrua la seconda cappella laterale, dedicata ai santi Gervasio e Protasio.
Il 18 giugno 1655, il pievano di Salussola don Bernardo Cerrutti, dopo aver ricevuto l’autorizzazione episcopale, procedeva al rito della benedizione e il giorno seguente festa dei Santi Titolari, celebrava in essa la prima santa Messa.
Alla costruzione della cappella aveva largamente contribuito il nobile Francesco Maria Bocca e alla sua morte, non avendo potuto la Confraternita dimostrare che la somma versata era frutto di un lascito, con sentenza del 6 maggio 1677, la cappella diveniva proprietà del conte Francesco Maria Losa, erede del Bocca.
L’altare era ornato da un quadro raffigurante la Madonna con Bambino in braccio, i santi Gervasio e Protasio e san Carlo.
Il quadro è ora mancante, e non si sa che fine abbia fatto.
Nel 1660/62 si lavorava già alla sistemazione della facciata se del 12 maggio 1695 è datata una fattura per la fornitura di due colonne del porticato.
Nel 1698 si attesta che il campanile è una costruzione assai modesta e si trovava sul tetto della chiesa.
Intanto nell’interno della chiesa si portavano a termine altri importanti lavori.
Risale al 10 agosto del 1722, il contratto con cui Giovanni Battista Bosco, di Salussola, riceveva l’ordine di scolpire gli stalli del coro della Confraternita e che attualmente sono nella parrocchiale di Campore-Falcero.
Ma il Bosco non portò mai a termine l’opera, perché morì.
Del 1742 è il primo progetto per la realizzazione di un nuovo campanile, del 1743 sono le convenzioni per le fondamenta e del 1749 è la visita al campanile vecchio, che verrà demolito nel gennaio del 1750.
I lavori di ricostruzione del campanile dovettero aver inizio solo dopo il 1760.
Dismesso il vecchio altare in legno e addossata alla parete alta del coro la grande dossale scolpita in legno a forma conica, ancora esistente e collocatovi anche il tabernacolo, nel 1757, con l’introduzione degli altari “alla romana”, viene eretto l’altare maggiore in marmo.
E’ in sostituzione del precedente in legno, costruito da Francesco Maria Giudice e Francesco Maria Buzzi di Viggiù, abitanti a Vercelli.
Si costruirono ai lati due prolunghe a forma di quinte, pure in marmo, per impedire la visione del coro dei confratelli.
Nel 1767 i muri della chiesa si trovavano ridotti in cattivo stato, a causa di una forte umidità, che emanava dal pavimento, i lavori di risanamento furono eseguiti solo nel 1771.
Gli ultimi lavori di restauro di certo rilievo, apportati alla chiesa di san Nicola, risalgono al 1888, i lavori consistettero nella riparazione dei muri e in una nuova tinteggiatura, con lesene a finto marmo, come ancora oggi esiste.
Attualmente, essendosi sciolta la Confraternita di san Nicola sin dai primi anni del 1900, la chiesa appartiene alla parrocchia di santa Maria Assunta.
E’ tradizione di questa festa la benedizione del pane, detto appunto di san Nicola, ritenuto efficace nei casi d’incendio ed epidemie.
La Domenica delle Palme dopo la benedizione dell’ulivo, da qui inizia la processione fino alla pieve di santa Maria Assunta.
L’interno della chiesa è stato spogliato degli arredi e delle maggiori opere pittoriche, che sono custodite dall’incuria del tempo e dai ladri, nella pieve di santa Maria Assunta.
blogger claudio.circolari@salussola.net