La chiesa della Natività di Maria

La chiesa della Natività di Maria. Nel 1606 i duecento abitanti di Arro, raggruppati in venticinque famiglie, domandavano al vescovo di poter costruire un oratorio nel loro nuovo villaggio, il che fu loro concesso e determinò l’abbandono e la rovina dell’antica chiesa parrocchiale.
Si concedeva un termine di sei mesi per iniziare i lavori; in caso contrario il Vescovo obbligava i proponenti a restaurare la chiesa antica, alzandone i muri e costruendo la volta.
Appena costruito, lo fecero consacrare da Monsignor Goria in anno imprecisato, al fine di fondare in esso una nuova parrocchia.
Era già a buon punto nel 1619, infatti nella Visita Pastorale, il pievano di Salussola, scriveva:
Nel istesso finagio vi si ritrova una Chiesa fabbricata nel Cantone di Arro sotto il titolo della B.ta Vergine di onesta qualità et grandezza di tre navate con il Cuoro e vi si ritrova in d.ta Chiesa un’Altare con la sua Pietra sacrata incassata con la sua tela incirata di sopra con i suoi candilieri di lotone, una Crocetta, una tavoletta, una tavoletta con un mantile di rista grande et altri picolini che si orna detto Altare uno Palio di Corame d’oro con una figura di S.to Emiliano nel mezzo, un quadro nel mezzo dil Cuoro di grandezza et larghezza di due brazzi in circa nel quale vi sono dipinti li dodici Appostoli con un Crocifisso nel mezzo, et vi è la sua bradella decente, vi sono due Porte una picola et una grande, et si chiavano et nel entrare in detta Chiesa a mano dritta nel muro di detta Chiesa vi è una pietra che tiene l’aqua Benedetta et hè indecente et nel fondo di detta Chiesa vi sono tre finistre con le sue ferrate , senza le sue vetrate, o siano impenate eccetto quella dil Cuoro che vi è la sua impenata di tela.
Lochio della Chiesa e senza ferrata e senza impenata, la detta Chiesa ancora non hè messa in volta et li muri ancora non sono politi ma cossì rizzi.
La materia di voltarsi detta Chiesa è preparata”.
Negli anni seguenti la chiesa fu portata a termine.
Monsignor Goria la consacrò, forse nel 1637 insieme alla chiesa di Vigellio, come si deduce dalla Visita Pastorale del 1667.
I fratelli Silvestro, Vincenzo e Bernardino Gregari le donarono un terreno “ per far una ancona all’altare della Chiesa… con suo tabernacolo guarnito come si deve, per reponer il Santissimo, essa Ancona esser fatta per mano del M. Gio. Dom.co Cavagnetto di Viverone il valore della quale è livre centocinquanta insieme soldi dieci oltre l’incona vecchia dattoli per sopra più di valore di livre quaranta cinque come ne consta per quietanza fatta dal med.° Cavagnetto ”.
L’ancona e il tabernacolo sono ricordati anche nella Visita Pastorale del 1661, e quella del 1667 affermava che la chiesa era stata consacrata da Monsignor Goria in previsione di erigerla a parrocchia.
Vi fecero edificare anche una piccola casa per abitazione di un cappellano festivo, lo dotarono di numerosi beni terrieri e lo affidarono all’amministrazione di un priore, che era eletto ogni anno dalla popolazione.
Nel 1667 parve che i tempi fossero maturi per erigere la parrocchia.
Infatti durante durante la Visita Pastorale di tale anno gli abitanti di Arro ne fecero richiesta al Vescovo, adducendo quali motivi principali la distanza dalla parrocchiale e l’attraversamento del torrente Elvo, che in alcune stagioni impediva la partecipazione alle funzioni parrocchiali a Salussola.
Ma nonostante le buone intenzioni, la sospirata erezione non fu concessa.
Si continuò col priore e il cappellano fino al 1748.
Con il tempo il cappellano ebbe poteri sempre più vasti, come poter amministrare i Sacramenti ai moribondi e il poter conservare in continuità il Santissimo Sacramento nella chiesa.
Il 18 giugno 1748, monsignor Solaro si recò in Visita Pastorale ad Arro, visitò la chiesa e la sacrestia e trovò tutto in ordine.
Quella sera stessa invitò il cappellano, don Giovanni Lacchia e i parrocchiani a trovarsi presso la parrocchia di Salussola, insieme ai rappresentanti di Vigellio, che avevano avanzato la stessa richiesta.
Il pievano e i canonici si dichiararono favorevoli alla divisione, tenuti presenti il pericolo del torrente Elvo e la lontananza del cantone.
Quella sera stessa il Vescovo firmava il decreto che erigeva le due nuove parrocchie di Arro e Vigellio, concedendo ai rispettivi parroci il titolo di pievano, stabilendone i confini territoriali e imponendo alle due nuove comunità l’obbligo di riconoscere la chiesa matrice di Salussola, recandosi in processione ogni anno nella festa patronale dell’Assunta, alla detta chiesa per offrire una torcia del peso di una libbra.
Usanza quest’ultima che era ancora in vigore all’inizio di questo secolo.
Il comune di Salussola, contribuì all’aumento di congrua donando alla chiesa di Arro una dozzina di giornate di terreno, coltivato a risaia.
Si costruì anche una piccola sacrestia e l’edificio rimase poi invariato fino all’erezione della parrocchia, avvenuta nel 1748.
La fondazione della parrocchia portò a rinnovare la chiesa, che nel giro di pochi decenni fu notevolmente ingrandita e dotata di altari laterali.
Nel 1763 vi era però ancora un solo altare, il quale, “ trovandosi di poco decoro “ spinse i frazionisti a rivolgersi al Vescovo per erigerne un altro “ di migliore è più decente forma, corrispondente al debito decoro e culto divino “.
Fu accordato e in tal modo scomparve l’ancona secentesca del Cavagnetto.
Nel 1782 erano però già state costruite le due cappelle, a destra entrando, dedicate una al battistero e l’altra a San Defendente.
Nel 1786 si pose la prima pietra delle altre due, che si trovano dall’altro lato, in una delle quali si costruì un altare in onore di San Giuseppe.
Pose la prima pietra, quale maggior offerente, Secondo Manione e i lavori furono eseguiti dal maestro Battista Chiorino di Ponderano.
La costruzione delle nuove cappelle portò a formare anche due piccole navate laterali, divise da enormi pilastri, ricavati dai muri vecchi dell’edificio.
Anche la facciata ebbe una nuova sistemazione e l’interno fu rimesso a nuovo negli ornamenti e nei cornicioni.
Nella facciata si aprì un rosone e nel 1787 si rinnovò “ tutto l’interno della Chiesa, fatto il pavimento d’essa, fatte le aperture degli uscii uno tendente alla cappella di S. Defendente, altro tendente dal coro alla Sagrestia “.
Nella formazione delle nuove cappelle si dovette con una di esse occupare il sito ossia strada della processione, così detta strada trasferii nel Cimitero “.
Si rimediò ingrandendo il cimitero sul lato nord, che al termine dei lavori risultò ampliato di un terzo.
Nel 1790 si decise di abbassare il piano della piazza, “ quale per esser più alta del pavimento della Chiesa rendeva umidità ad essa, col qual travaglio s’è scoperto l’antico scernito della strada … “.
Il 1° luglio 1789 contrattato col Sig.r Preposto Morino di Dorzano un Altare di bosco con vernice celeste e d’oratura di oro posto a luogo dell’Altare Maggiore, pattuito in £. 12 “.
Nello stesso anno si affidava al capo mastro Portiglia la costruzione di “ un nuovo coro colla volta a bacino “.
Non sembra però che l’ancona dorzanese sia stata collocata sull’Altare Maggiore di Arro, perché nel 1790 si parla di aver “ comprato un’Icona con altri ornamenti d’altare adattata poi sotto il quadro per £. 15 e di aver speso altre £. 2 per la condotta d’esso altare ed Incona “.
Non si accenna al luogo dove venne acquistata e per il fatto che l’ancona fu murata contro la parete di fondo del coro si ha motivo per credere che corrisponda a quella ancora esistente nello stesso posto, elegante lavoro di scultura e doratura, racchiudente in origine, al centro, un quadro e, ai lati, due nicchie per altrettante statue.
Nel 1791 i fratelli Gio. Batta e Domenico Danieli, stuccatori milanesi, eseguivano tutti i lavori in stucco delle navate della chiesa, cioè “ capitelli, teste d’Angeli ed altri ornamenti “.
Nel 1793 gli stessi artisti costruivano l’attuale altare di San Giuseppe, con ancona in finto marmo e nel 1794 un nuovo altare maggiore, anch’esso lavorato a finto marmo.
Nel 1797 i pittori Giovanni Battista e Giovanni Antonio Lace di Andorno dipingevano l’interno della chiesa, con una decorazione assai pesante che si conservò fino a pochi anni fa, quando la chiesa ebbe una nuova tinteggiatura, che mette in maggiore risalto gli ornati in stucco.
Nel 1798 si decise di costruire una nuova sacrestia, con un magazzino superiore, dalla parte opposta di quella già esistente.
In essa fu sistemato un pregevole mobile secentesco, ornato di caratteristiche, anche se un po’ ingenue, sculture, che in seguito fu incorporato in un altro grande armadio di nessun valore.
Nel 1798 si era acquistato un piccolo organo dall’organista Gio. Batta Zantogno di Salussola, che fu sistemato su una rudimentale orchestra, eretta in quegli anni sulla porta d’ingresso.
Questa orchestra fu sostituita nel 1807 da un’altra, eseguita con la porta principale dal falegname Antonio Rosso e dipinta dal pittore Borsetti.
Attualmente però sia l’organo che l’orchestra non esistono più.
Nel 1821 furono dipinte tre immagini di Santi sulla facciata della chiesa da Miniggio di Pettinengo, le pitture sono ormai cancellate dalle intemperie e dalle tinteggiature seguenti.
Nel 1856 si aggiunse un quarto altare, dedicato alla Madonna delle Grazie e recentemente l’altare di San Giuseppe fu dedicato al Sacro Cuore di Gesù.
Negli ultimi anni la chiesa ha subito delle ruberie, sono state asportate dai ladri le portelle lignee del tabernacolo dell’altare maggiore e la tela dell’altare di San Defendente.
Il Santissimo fu trasportato nel tabernacolo dell’altare di San Defendente anche se spoglio della tela.
Successivamente l’altare maggiore del 1794 fu demolito, mettendo in risalto il coro ligneo, le cappelle di San Defendente e del Sacro Cuore di Gesù sono state private dell’ara dell’altare.
Oggi dopo che l’ultimo parroco, don Umberto Gibellato, ha lasciato la sede per motivi di salute, la parrocchia fa parte, assieme a Vigellio e a San Secondo, delle Comunità Parrocchiali di Salussola ed è retta dal parroco dell’antica chiesa matrice, la chiesa di santa Maria Assunta a Salussola Monte.
Il campanile, di modesta altezza, risale alla seconda metà del secolo XVIII.
Non si hanno in archivio documenti che ricordino la sua costruzione.


blogger   claudio.circolari@salussola.net


 

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