I lapidei rinvenuti a Vittimulo

I lapidei rinvenuti a Vittimulo

L’ara sacrificale – Nel 1928, don Bonardi, un sacerdote che aiutava don Severino Mosca nella conduzione pastorale della parrocchia di Salussola matrice, rinvenne nel cortile di casa Cornale, in Via Canonico Nicolò Salza, un’ara di marmo grigiastra di fattura romana imperiale.
L’ara aveva le misure di cm. 72 di altezza x cm. 60 di larghezza e uno spessore di cm. 32; delle quattro facce, due erano quasi lisce, e le altre due in rilievo.
In una di queste si vede nettamente scolpito un cacciatore che impugna l’arco per la caccia, e nell’altra il medesimo che brucia la preda sopra il fuoco acceso su di un piedistallo.
Il reperto in precedenza era inglobato nel muro della casa di Giovanni Borsetti, ora collocabile tra Piazza Cesare Nani e Via Sorelle Bona, che con molta probabilità proveniva da un rinvenimento all’interno delle proprietà terriere che la famiglia Borsetti aveva nelle regioni Chiappara e Facciabella, ma nessuno se n’era mai interessato.

Il cippo di Arro – Negli anni del 1920 in frazione Arro, fu scoperto un paracarro, collocato presso la casa di Francesco Spina, nel centro del paese lungo la S.P. Salussola – San Damiano.
La pietra, utilizzata come paracarro, era di tipo fluviale con iscrizione di età romana.
Il cippo a forma troncoconica era di pietra color verdastro scuro alto cm. 77 e largo alla base cm. 50 per uno spessore di cm. 37, con un’iscrizione : « ATICIA PF SECUNDA » in parte cancellata dalle ingiurie dei secoli, degli uomini e dei carri.

Il capitello a stampella – Negli anni del 1930 in un muro esterno dell’abside della pieve di santa Maria Assunta, fu recuperato un capitello a stampella con un’iscrizione.
Il capitello, probabilmente ricavato da un cippo romano, aveva le misure di cm. 47 di altezza x cm. 24 di larghezza e dallo spessore di cm. 20.

La lapide del ponderario – In regione Porte di frazione San Secondo, vicino al confine con il Comune di Dorzano, il 14 gennaio 1819 fu rinvenuta una lapide che fu detta ” del ponderario “.
Si trattava di una lapide bianca dalle misure di cm. 167 x cm. 55, composta in 16 pezzi combacianti.
L’iscrizione della lapide ” T. SEXTIUS SECUN “, apparteneva alla tribù Voltinia che, dopo aver ricoperto importanti incarichi ad Ivrea, fece erigere a proprie spese un ” ponderarium “, cioè un edificio dentro al quale venivano conservati i campioni di misura.
In seguito al ritrovamento, la lapide fu utilizzata come soglia della farmacia di Dorzano, perchè il farmacista Lorenzo Bertodo, era il padrone del campo in cui fu rinvenuta.
Intorno alla metà del 1800, la lapide fu portata all’Università di Torino, dove prima venne ospitata vicino allo scalone, e poi al Museo di Antichità di Torino.
Secondo quanto scritto dal Bruzza nel 1843, il campo in cui fu rinvenuta la lapide ” era ancora ripieno di frammenti di varie specie di marmi “.
Gli Scarzella, nel 1975, riferiscono che la lapide venne rinvenuta su di una collinetta coltivata a viti, e che di un vicino pavimento, ancora visibile a lati della vigna una decina di anni prima, rimanevano solamente dei calcinacci e dei frammenti di piastrelle di terracotta.

Il bassorilievo con il toro sacrificato a Giove – Verso la fine del 1700 in regione Porte, ma nel Comune di Dorzano, fu ritrovato un bassorilievo in marmo bianco raffigurante il sacrificio di un toro al dio Giove, compiuto da magistrati municipali.
La datazione di questo reperto è di età traianea di metà del II secolo d.C..

Nel 1843 erano visibili in regione Porte due frammenti di marmo su cui erano leggibili i nomi di LIBERATA E MODESTA.


blogger   claudio.circolari@salussola.net


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