La chiesa di santa Maria Assunta

La chiesa di santa Maria Assunta. La chiesa, da sempre sotto il titolo di Santa Maria Assunta, conserva quasi tutta la sua struttura originaria romanico-gotica del tardo trecento.
Caratteristica è la facciata in cotto, a gradoni e decorata nel rosone e nel portale da ornati, pure in cotto, raffiguranti Bacchi e grappoli d’uva, dei secoli XV – XVI.
Sostenuta da quattro contrafforti, contro di essa nel 1673, d’ordine del Vescovo di Vercelli, si addossò un enorme porticato di dubbia bellezza.
Le colonne e tutte la parti in pietra di questo porticato, come pure le otto pietre tombali dell’interno della chiesa, furono scolpite dal maestro Girolamo Poncino.
Sui muri esterni della chiesa, nelle parti antiche rimaste, corre una doppia fascia di archetti gotici ornamentali, che un tempo si collegavano nell’abside ottagonale, sostenuta da potenti contrafforti.
La muratura dell’abside è in pietra di torrente nella base e in mattoni nella parte superiore.
Le aggiunte delle cappelle laterali e di altre costruzioni, compiute nel corso dei secoli, hanno in buona parte rovinato questo gioiello d’architettura sacra.
Anche l’interno, a tre navate, ha subito la stessa sorte, con la demolizione dei costoloni della volta della navata centrale e la trasformazione con gusto neoclassico dei pilastri originali.
La volta fu dipinta a chiaro scuro nel 1822 con scene bibliche, ingenue e pesanti, opera del pittore Nicola Doria, mentre i pilastri furono tirati a finto marmo lucido dagli stuccatori Fussotto e Gallo di Mongrando.
Pure l’abside fu spogliata dei costoloni per lasciar posto ad un dipinto murale, raffigurante l’ultima Cena, annullato nel corso dei restauri degli anni settanta del presbiterio.
Il 30 aprile 1843 si affidava al pittore Lorenzo Toso di Mongrando la scrostatura e ricciatura a nuovo di cinque archi, nove lesene e contro lesene, capitelli e piedistalli delle due navate laterali, farvi le tinte e riquadrature, marmoreggiare in lucido…, riquadrare la volta, ornare, intagliare in finto il cornicione e marmoreggiare a sguazzo il fregio … .
In tal modo partivano anche le navate laterali e la rovina dell’interno della chiesa era completato.
Durante questi lavori sparivano e andavano distrutti i numerosi affreschi, che ornavano le cappelle e l’abside. Attualmente gli altari laterali sono cinque e sono posti in altrettante cappelle, che si innestano nelle navate minori. L’altare maggiore settecentesco, nel 1975 fu trasportato nella cappella vicino al battistero e la balaustra “ in pietra negra con qualche vena bianca ”, scolpita con i tre gradini della base dell’altare nel 1708 dai fratelli Pietro e Giovan Battista Guglieminotti del Favaro, fu collocata a lato del presbiterio.
Il 24 di maggio è la data di consacrazione della chiesa, ma non ne conosciamo l’anno in cui è avvenuta.

La Pieve
La chiesa di Santa Maria è nell’elenco delle chiese Vercellesi del 1298 e la troviamo nominata in un documento del 1217, di cui esiste copia nell’Archivio Parrocchiale.
La vicinanza della sottostante pieve di San Pellegrino di Puliaco e dell’altra pure vicinissima pieve di San Secondo di Vittimulo fece passare per un certo tempo quasi in second’ordine la chiesa di Santa Maria di Salussola, la quale per essersi trovata nel borgo fortificato, si conservò intatta tra le molte guerre che devastarono queste località, e solo nel 1413 fu elevata al rango di pieve in sostituzione di Puliaco.
a chiesa di Santa Maria Assunta rimase semplice rettoria della pieve di Puliaco fino al 1413.
Già in questo tempo era però di patronato.
Il documento della sua erezione a pieve dell’11 settembre 1413 riconfermava i diritti che la famiglia de Bulgaro aveva su di essa.
Primo pievano di Salussola fu Nicolino de Casatiis, o Casaccia, trasferito dalla pieve di Puliaco, dove nel 1413 era pievano. I suoi successori furono nominati tutti dal capitolo della collegiata, dal comune e dai signori Bulgaro.
Ma il 15 ottobre 1785 il capitolo e la famiglia Allaga, imparentata con i Bulgaro, essendosi questi estinti, rinunciarono ai diritti di patronato in favore del Comune di Salussola, che rimase l’unico patrono del beneficio curato di Salussola. Nell’atto di fondazione della pievania del 1413 si faceva obbligo ai parrocchiani di Salussola di pagare al pievano e ai due canonici le decime, dette “ sexagesima” del grano e del vino.
Ma il privilegio principale della pieve era lo ” jus fontiis “, cioè il diritto di amministrare il Battesimo ai tempi liturgicamente stabiliti e di fornire l’acqua benedetta alle altre rettorie.
La pieve aveva anche la prerogativa delle sepolture.

La Parrocchia
Fu parrocchia sin dalla sua nomina a pieve nel 1413, e fino al 1748 fu l’unica parrocchia sul territorio di Salussola.
Essendo l’unica parrocchia aveva tutti i diritti, dal Battesimo alla morte.
Sin dalla sua nomina a pievania veniva costruito il fonte battesimale perché ne era sprovvista.
Nel 1606 la parrocchia, che comprendeva allora anche le frazioni di San Secondo, Arro e Vigellio, sommava a 345 famiglie con 1324 anime.
Nel 1667 la chiesa mancava ancora di una casa parrocchiale, si rimediò nel 1669 con l’acquisto di una casa con orto, che fu adattata ad abitazione per il pievano.
La distanza dei cantoni dalla parrocchia, le piene dell’Elvo e la voglia d’autonomia, portò alla creazione di nuove parrocchie, che avvenne nel 1748 per Arro e Vigellio e nel 1836 per San Secondo.
Così nel 1748 la chiesa di Santa Maria di Salussola divenne matrice di due nuove parrocchie, formatesi in quell’anno sul suo territorio e precisamente Arro, già rettoria medioevale, distrutta nel secolo XIV e di Vigellio, borgata sorta nelle vicinanze dell’antica pieve di San Pellegrino di Puliaco.
Nel 1837 la parrocchia contava solo più 762 anime, di cui 350 uomini e 412 donne. L’anno prima si era infatti staccato un terzo cantone, quello di San Secondo, che si era reso indipendente, fondando una nuova parrocchia. Oggi le parrocchie staccatesi dalla Chiesa Madre sono ritornate a far parte delle Comunità parrocchiali di Salussola e il parroco e quello di Santa Maria Assunta al Monte.

Le Cappelle
La cappella di Santo Antonio Abate era senz’altro una delle più antiche della chiesa di Salussola, l’atto di fondazione è del 19 maggio 1443, fatto con beneficio dal nobile Enrico Tizzone.
Pure del XV secolo risaliva l’altare dei Santi Francesco e Bernardino, eretto dalla famiglia Bulgaro.
Già nel 1478 quest’altare era dotato di un beneficio, che nel 1490 il nobile Gabriele de Bulgaro elevava a cappellania con la dotazione di numerosi beni e con l’onere di due Messe la settimana.
La chiesa era dotata di sette altari laterali, oltre il maggiore e una cappella, che sorgeva sull’area dell’attuale sacrestia, dedicata a Sant’Antonio Abate, devastata e distrutta durante le guerre.
La prima descrizione dell’edificio è del 1570, durante la Visita Pastorale del Commissario del Vescovo, Cesare Ferrero che in seguito alla sua relazione il Vescovo, cardinale Guido Ferrero, emanava diversi decreti, con cui invitava i parrocchiani di Salussola a piastrellare la parte della chiesa ancora sprovvista di pavimento e a chiudere il cimitero per impedire l’ingresso agli animali.
Imponeva inoltre alla compagnia del Santissimo Sacramento di trasportare la Santa Eucaristia dall’altare laterale, su cui si trovava, all’altare maggiore, secondo le disposizioni del Concilio di Trento e di conservare le particole, non in un calice di legno, ma d’argento.
Nel 1574, l’altare di Sant’Antonio era già stato ricostruito all’interno della chiesa.
Nel 1580 si ordinava di costruire un’ancona per l’altare maggiore e questo ci permette di datare con approssimazione la tavola lignea e la sua pregevole cornice dorata, che ancora oggi si trova appesa sopra il coro. Nel 1602, oltre all’altare maggiore, nella chiesa si trovavano i seguenti altari, dal lato della navata laterale sinistra: l’altare dei Santi Fabiano e Sebastiano, l’altare di San Giovanni Battista, l’altare del Santissimo Rosario, l’altare della Santissima Trinità ( detto poi della Pietà Panerio per la preziosa ancona ), da poco edificato e ornato da D. Francesco Panerio, dal lato della navata laterale destra: l’altare di Sant’Emiliano su cui si trovava il campanile, l’altare di Sant’Antonio, Abate, l’antico altare del Rosario da demolirsi e l’altare dei Santi Francesco e Bernardino.
Nel 1619, il pievano Bernardino Lago di Salussola ( pievano dal 1600 al 1640 ), descrive la chiesa in concomitanza della Visita Pastorale di quell’anno.
L’altare di SS. fabiano et sebastiano è uni di quelli duoi Canonicati… senza Jcona.
L’altare del Santissimo rosario è posto nella seconda Capella a mano sinistra e si ritrova… con una bella Jcona rica di oro con una Immagine della Madonna et altri Santi et di intorno ad essa Jcona li quindici misteri dil Rosario …
Nella terza Capella d’essa Chiesa vi è un Confessionale fatto alla forma nuova… et sopra il detto Confessionale vi è l’organo il quale non si sona per non esservi organista, et nel pilastro di essa Cappella vi è il pulpito bello di noce con il suo Crocifisso…
Nella quarta Capella vi si trova una bellissima Jcona richa di oro con una Pietà accompagniata dalle tre marie et altri santij con la sua coperta di tela turchina, una bella Croce granda, duoi Agnus dei uno grande et l’altro onesto, l’Altare alla forma… ornato di Palio di corame lavorato di oro con una Jmagine della SS. Trinità… et tutte le sopras.te cose sono statte fabricate da Francesco Panerio…
Nella quinta Capella che è l’ultima vi si trova il fonte con il suo steccato intorno…, con la sua Pietra di seritio dentra della quale vi è l’aqua bap.le con il suo coperchio di tavola… et vi è uno Confessionale novo di noce bello e detta Cappella non si è pavimentata tutta et apresso detto Confessionale vi è un Bancho da Dona grande …
Nella quinta Capella vi si ritrova l’Altare dei SS. fran.sco et bernardino è Patronato delli sig.ri di Bulgaro… si ritrova con una Icona onesta con un Crocifisso grande in mezzo con altre figure de’ Santi.
La Capella ornatisima di piture, …
Nella sexta Capella vi è l’Altare della Capella si S.to Gio. Batista si dice esser patronato dil fu sig. Pietro Confalonero di Saluzola, hè ornato di una Icona onesta, con figura della B.V. con due altre figure de’ Santi…
Nella settima Capella vi è la porta laterale della Chiesa… Nella ottava Capella si ritrova la Capella… Vi si ritrova una bella Capella ornata et stucata con oro con una Jcona di stucco, con la figura della B.Vergine et altri Santi…, con il suo steccato di ferro…
Nella nona Capella vi si ritrova l’Altare di S.to emiliano uno delli titolari di essa chiesa… et è posto sotto il campanile, il detto Altare è profanato e non vi è cosa alcuna …”
Nella Visita Pastorale del 1645, il Vescovo colpiva d’interdetto la chiesa, poiché nulla si era fatto per ricostruire la sacrestia rovinata dalle guerre.
In seguito si costruì dapprima la nuova sacrestia, ampliata e portata a due locali più tardi, il primo locale doveva essere già stato edificato nel 1661, poiché nella Visita Pastorale di quell’anno si parla di sacrestia “ satis decens ”.
Nel 1667 l’altare dei Santi Fabiano e Sebastiano, in capo alla navata sinistra, risultava dedicato alla Madonna del Suffragio, mentre quello di Sant’Emiliano non esisteva più.
Nel 1675 fu ricostruito e benedetto l’altare di Sant’Emiliano con la sua ancona.
Nel 1677 ebbe la sistemazione attuale la cappella che fu della Santissima Trinità, vi contribuì il cavalier Giovan Francesco Golzio, quale erede dei nobili Panerio.
L’ancona cinquecentesca dell’altare, rappresenta la Deposizione dalla Croce.
La cappella è ora chiamata “ cappella Panerio ”, dallo stemma della famiglia Panerio inserito sul dipinto.
Qui era il sepolcreto della famiglia Panerio.
Nel 1686 la “ sacrestia nuova ”, doveva essere già essere stata edificata, infatti in quell’anno vi fu collocato il grande armadio, opera dello scultore Bartolomeo Termine.
Nel 1698 si attesta che l’altare dei Santi Fabiano e Sebastiano era diventato l’altare della Madonna delle Grazie.
Nel 1748 si riscontrava che l’altare della Madonna delle Grazie era dedicato anche alla Purificazione della Madonna, quello di Sant’Emiliano aveva per icone alcuni Santi effigiati sul muro, quello di Sant’Antonio Abate era quasi cadente, come gli ornamenti della cappella, quello di San Giovanni Battista, al posto delle icone, conteneva l’urna con il corpo di San Grato Martire, quello dei Santi Francesco e Bernardino era totalmente indecente e al posto dell’organo ( che era stato trasportato sopra la porta d’entrata ) si era eretto un altare in onore di San Francesco di Sales e di San Filippo Neri.
L’altare del Rosario era stato ricostruito, con una statua lignea della Vergine, che ricorda l’arte degli Aureggio, tuttora esistenti.
In seguito alla Visita Pastorale del 26 maggio 1774, l’antico altare dei Santi Fabiano e Sebastiano fu demolito e i benefici de due canonicati ad esso eretti furono trasportati all’altare del Santo Rosario.
Così pure avvenne per l’altare di Sant’Emiliano.
Nel 1782 si esumò dalla chiesa ormai cadente di San Pietro il corpo che fu trasportato nella chiesa parrocchiale.
Per degnamente conservarlo si fabbricò una grande cappella, demolendo l’antico altare di San Giovanni Battista, eseguita dai maestri Giovanni Antonio Perazzone, Antonio Belletti, Antonio Caneparo e Pietro Quaglino, su disegno del maestro Giulio Gallera di Pollone.
I lavori in pietra furono condotti da Giacomo Guegliminotti del Favaro, mentre le porte furono scolpite, su disegno del maestro Tommaso Boffa di Rialmosso, dal maestro Serafino Coda di Cossila.
L’altare di marmo con la piccola ancona fu scolpito da Antonio Maria e Apollo Colombara, su disegno dell’architetto Carlo Felice Mussa di Vercelli.
La decorazione pittorica era invece opera del pittore Battista Zantogno, che era anche organista della chiesa. L’urna con i resti del Beato fu eseguita, per la parte metallica, da Teodoro Cerruti e, per la parte lignea, dallo scultore Serpentiere e dall’indoratore Tartara.
L’altare dei Santi Francesco e Bernardino fu invece rimosso dopo la Visita Pastorale del 1822 e la sua cappella ricostruita in forme simmetriche a quella di fronte del battistero, nel 1825.
Il 21 settembre 1828 si deliberava di costruire una nuova cappella da dedicarsi a San Luigi, simmetrica a quella del Beato Pietro Levita, con la demolizione dell’altare di San Filippo e di San Francesco di Sales.
Sull’altare di questa cappella, eseguito in marmo nel 1829 dal marmorino Catella, identico a quello del Beato Pietro Levita, fu sistemata l’urna con il corpo di San Grato Martire, che già si trovava sull’altare di San Giovanni Battista. Una scritta latina ricorda i lavori compiuti: ” Divo Francisco Salesio – devotum sacellum – hinc SS. Aloisio et M. Grato – cuius jacent Reliquiae – quae erexit Fidelium pietas – anno MDCCCXXIX “.
Nel 1929, si pensa di rifare l’altare di Sant’Antonio Abate con un altro dedicato al Sacro Cuore di Gesù.
I primi bozzetti progettuali risalgono al 1930, ma solo nel 1931 si ebbe il compimento dell’opera a cura del prof. A. Bosco di Torino.
La statua lignea arrivò il 10 settembre 1930 da Ortisei.
L’altare fu consacrato il 29 novembre 1931 dal vescovo Mons. Giovanni Garigliano durante la Visita Pastorale.
Nel 1975, il settecentesco altare maggiore, fu trasportato nella cappella Panerio.


blogger    claudio.circolari@salussola.net  


 

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