La ricostruzione della prima pieve

La ricostruzione della prima pieve. Gli scavi effettuati nel 1953 per conto della Soprintenza di Torino, portarono in luce un piccolo edificio a pianta rettangolare, orientato est – ovest, con muri dallo spessore di metri 1,10.
I muri, ad ” opus incertum ” inglobanti in grande quantità materiali romani di reimpiego, si riferivano ad un edificio molto piccolo, tanto che qualcuno avanzò l’idea che si trattasse del battistero, che pure doveva esistere anche a Vittimulo, com’era usanza presso le antiche pievi.
Ma nessun elemento ritrovato lasciò pensare ad un edificio battesimale.
Sul lato ovest, all’esterno dell’edificio si rinvennero un gradino in pietra, non in situ, e la soglia.
I due blocchi lapidei, in origine di pertinenza di un altro edificio, furono asportati nel 1972.
Il sondaggio compiuto all’interno dell’edificio permise di identificare frammenti di pietra ollare e ossa umane non più in connessione, pertinenti a tombe terragne sconvolte dalle arature.
Con molta probabilità, si tratta di una ricostruzione della chiesa paleocristiana avvenuta dopo le distruzioni dell’VIII-IX secolo.
E potrebbe essere accaduto che avessero adattato il battistero a chiesa per la residua popolazione.
Le chiese erano proporzionate alle necessità del luogo.
Dice Delmo Lebole nella sua Storia della Chiesa Biellese, che si poteva scavare nelle adiacenze, poichè il terreno intorno lasciava intravedere altri tracciati di muri più ampie.
I contadini affermarono che nei campi vicini trovarono delle tombe, forse il cimitero della pieve.
I resti giunti fino a noi, denotano un edificio di piccolissime dimensioni, non corrispondente alle necessità della popolazione dell’antica Vittimulo.
Questi resti devono quindi risalire all’epoca della sua ricostruzione.
La decadenza materiale portò anche a quella religiosa, e dovette essere questo il tempo in cui diverse rettorie, appartenenti alla pieve di San Secondo, passarono sotto la giurisdizione della pieve di San Pellegrino di Puliaco.
Le rettorie che dipendevano dalla pieve di san Secondo si riscontrano nell’elenco delle chiese Vercellesi del XIII secolo; quali san Lorenzo di Dorzano, san Pietro di Cavaglià, san Pietro di Cagliano [n.d.r. ora Calliano di Cavaglià], santa Maria di Babilone di Cavaglià, san Michele di Roppolo e di san Lorenzo di Pavarano (Roppolo).
Dopo il 1000 questa decadenza si accentuò e verso la metà del secolo XIII i diritti plebani della pieve di san Secondo passarono alla chiesa di san Pietro di Cavaglià, che fu eretta a pieve.
San Secondo, anche dopo il passaggio della giurisdizione plebana a Cavaglià, mantenne ancora il titolo di pieve fino al XVI secolo, ma come titolo onorifico.
Gli elenchi delle chiese Vercellesi del 1298 e del 1410 riportano ancora « Plebs Sancti Secondi », ma tassata per un importo inferiore delle rettorie che una volta le erano soggette.
Il colpo di grazia alla chiesa di san Secondo giunse nei secoli XIV – XV – XVI con le numerose lotte, tra cui la guerra di Salussola del 1312, durante la quale andarono distrutti tutti i villaggi intorno alla pieve di san Pellegrino, e la stessa pieve perse la sua funzionalità plebana, il resto lo fecero le scorrerie di  Facino Cane.


blogger    claudio.circolari@salussola.net


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