L’alluvione del 2 novembre 1968

L’alluvione del 2 novembre 1968. Intervista e storia vissuta rilasciatami dalla sig.ra Maria Luisa Minotto, nel novembre del 2008, in occasione del 60° anniversario dell’alluvione del 1968.
« Quarant’anni fa il 2 novembre era ancora un giorno festivo, già alle 5,30 ero pronta per andare alla Messa prima.
Pioveva a dirotto dal giorno prima, attraversai il ponte sull’Elvo, il torrente era già in piena, ma quella mattina non salii al Monte per la ” Vietta “, cosa che facevo quasi sempre con il bel tempo, perché a prima vista mi sembrava sommersa d’acqua e detriti e, preferii fare la crosa ».
L’acqua scorreva ovunque e scendeva dai pendii della collina in mille rivoli, invadendo la provinciale di Biella e rendendo la crosa simile a un torrente.
Guardando dall’alto, alle prime luci del giorno si vedeva un quadro desolante del territorio.
La prime frane avevano ostruito il rio Fontana Fredda che scorreva ai piedi della Val Quera, la roggia Molinara aveva invaso la parte bassa di Salussola e la piana del Giabi.
Tutti gli affluenti collinari andavano ad alimentare il corso d’acqua che non riusciva più a scaricarsi nell’Elvo.
Laggiù verso Vigellio e la Bastia, un mare d’acqua, il rio Montrucco, la roggia Madama e la Garonna non erano più identificabili perché tutt’uno con il paesaggio sommerso.
« Con la mia famiglia avevamo delle granaglie depositate nell’ex fabbrica di Rubin Pedrazzo al Giabi, e lì mi recai dopo la Messa; indossati stivali e pastrano, mi armai di badile per cercare di arginare, con sacchi di sabbia, quel mare che stava per inondare i nostri depositi ».
Di lì a poco la situazione diventò tragica, perché la collina imbibita d’acqua sarebbe franata al piano, portando con sé tutto quello che vi era sopra.
La ripa collinare, compresa tra il Municipio, la chiesa dell’Assunta e la Palazzina, la zona è detta Val Quera, franò verso l’Elvo portandosi appresso un traliccio dell’energia elettrica.
Dall’altro lato portò con sé tonnellate di terra, ostruendo la sede stradale per Biella, fino a invadere le case e gli esercizi commerciali che vi si affacciavano.
Ma la tragedia successe nel tardo pomeriggio del 2 novembre, in un’ora compresa tra le 18 e le 18,30 lungo la crosa.
Sulla strada ripida che porta al Monte, oggi meglio conosciuta come via Roma, allora c’era una rivendita di giornali, riviste, cartoline e quant’altro, ed era gestita dalla signora Erminia Minotto vedova Ritegno.
La signora Erminia abitava sopra l’esercizio commerciale, e quel pomeriggio trovandosi con qualche acciacco nelle sue stanze, ricevette la visita della sorella Michelina e dell’amica Natalia Buglietti vedova Zanotto, che era salita per farle un’iniezione.
Michelina e Natalia erano da poco rientrate da Borgo d’Ale dove erano state a un funerale, e prima di rientrare, ognuna nelle proprie abitazioni, si erano fermate a casa dell’Erminia.
Per qualche motivo Michelina non salì subito al piano superiore dell’abitazione, e questa fu la sua salvezza, mentre salì Natalia, che nel mezzo delle scale fu investita dalle pareti della casa, a sua volta investita da terreno, piante, sassi e da tutto quello che la frana si era portata dietro.
La frana, originata poco sopra per la caduta di un terrazzamento, si portò via tutta la casa, che rovinò con tutto quello che conteneva verso il pendio e la strada di sotto.
Michelina miracolosamente si salvò, forse perché era al pianterreno, morirono invece Natalia ed Erminia.
Michelina fu subito portata all’ospedale di Biella dove ricevette le cure del caso, ma per almeno sei mesi non stette bene.
I corpi di Erminia e Natalia furono rinvenuti tra la melma e le macerie il giorno dopo, il 3 novembre, dapprima le squadre, formate di volontari del posto e da militari, rinvennero il corpo di Natalia e dopo quello di Erminia.
Ricomposti i corpi presso l’obitorio del cimitero urbano, dentro a casse furono portate al Piano di Salussola nella cappella del beato Pietro Levita.
A mezzogiorno del 4 novembre una visita inaspettata fu quella dell’allora arcivescovo di Vercelli Albino Mensa che insieme ad altri, forse il questore, fece visita alle salme.
Alle 16 del pomeriggio avvenne la sepoltura, celebrata da don Lino Loro, la folla era immensa.
Le salme furono tumulate nel cimitero urbano.


blogger   claudio.circolari@salussola.net


 

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