Le spoglie di san Grato martire ( 3a parte )

Riposizione delle Reliquie nella nuova Urna. Dopo l’estrazione dalla nicchia, e la verifica, l’Urna venne portata in un ripostiglio tra il presbiterio e la sacrestia della Chiesa, ivi serrata a chiave, con sigilli sulla serratura, per togliere ogni pericolo e sospetto di manomissione, fino a che l’Autorità Ecclesiastica no avesse date le decisive disposizioni. Avendo poi Monsignor Vescovo approvato e ratificato il verbale di estrazione, le Reliquie poterono essere visitate, e lo furono da moti, anche venu8ti da lontano.
Per soddisfare al desiderio manifestato dalla grande maggioranza del popolo, si concedette, in giorno festivo, e la domenica 9 di ottobre, una esposizione privata, nella sacrestia principale.
Lo sfilare divoto durò più ore, ed intanto il Vicario D. Mosca ed altro Sacerdote davano le richieste spiegazioni e distribuivano copie del periodico religioso ” La Biella Cattolica ” nel quale era riprodotto a stampa il verbale del 27 settembre.
Preparata ogni cosa per la prossima solennità della inaugurazione, il giorno 30 settembre ultimo, il Prev. e Vic. F. D. Mosca, delegato da Monsignor Vescovo con Decreto del 4 Marzo 1899, procedeva alla benedizione della nuova urna, colla formola prescritta dal Pontificale R.
Quindi veniva aperta la vecchia Urna, ed in ciò fare si ebbe novella e più decisiva prova che ella non era mai stata aperta, dal 1730 in poi.
Il legnaiuolo, a cui fi affidata questa operazione, e la eseguì colle necessarie cautele per evitare urti e scosse pericolose per la conservazione del Sacro Deposito, conobbe quanto ciò fosse malagevole, ed impossibile a farsi senza che ne restassero tracce visibili, e di queste non se ne vedevano affatto.
Aggiunse che sarebbe stato impossibile sconficcare i chiodi senza rompere i sigilli e danneggiare la cassa.
Di più che nessuno, rimanendo i sigilli intatti, avrebbe potuto rimettere al suo posto lo sportello nel caso che si fosse staccato da sè, cosa impossibile per lo stato attuale dei chiodi, oppure strappato ad arte.
Aperta l’Urna, si vide la cassetta primitiva in cui le Reliquie furono portate da Roma a Salussola nel 1709, e che nel 1730 fu immessa nella moderna, che ora si abbandona.
Fu estratta con riverenza e cautela e messa in piena luce.
La si trovò perfettamente conservata, in legno di platano, a tavolette sottili, coperta dentro e fuori di carta rossa a fiorami d’oro aderentissima alle tavolette come se fosse attaccata solo da pochi giorni.
Era coperta di polvere e di leggiera muffa, ma poté ripulirsi con lieve fregamento di spazzola e pannolino, senza danno alla tinta rossa ed alla doratura, che risorsero assai vive.
Si ripulirono anche le ossa, ed i fiori che vi sono frammezzo, operazione che richiese un tempo notabile, per la difficoltà di eseguirla senza recar guasto, sebbene le sacre ossa siano ben collocate e ferme, e buona parte di esse rivestite di tenue velo per impedire la disgregazione.
Intanto si poté verificare che tutto, entro la cassetta e la cassetta medesima, sono esattamente nello stato descritto nel verbale delle riposizioni del 1709 e del 1730, senza alcun guasto apprezzabile, salvo la caduta di un pezzo d’osso femorale, che venne messo a parte, onde potere, ove Mons. Vescovo lo permetta, collocare una parte entro il reliquiario maneggevole, da esporsi sugli altari all’occorrenza, e distribuirne, in apposite teche, frammenti ai divoti che ne faranno richiesta.
Compiuta la pulitura, questa primitiva cassetta venne introdotta e ben assicurata nella nuova Urna la quale è di così esatte dimensioni da contenerla agiatamente, ma senza che possa scorrervi d qualsiasi parte.
Fu chiusa quindi per di dietro, fermandone lo sportello con viti, in attesa che da Monsignor Vescovo, o da altro suo delegato, vengano apposti i sigilli prescritti dalle leggi ecclesiastiche.


Le insigni Reliquie di S. Grato Martire nella Chiesa Prepositurale già Collegiata di Salussola – Cenni raccolti in occasione del loro rinvenimento e riesposizione al pubblico culto in nuova Urna – Trascrizione originale dal testo dell’autore P.G. datato 1899 (l’autore del testo potrebbe essere don Giuseppe Giovanni Perino prevosto di Vigellio)
e don Severino Mosca parroco di Salussola dal 1888 al 1936


 

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