Le tre pievi titolate a san Secondo martire

Le tre pievi titolate a san Secondo martire. La pieve di San Secondo sorse nel territorio dei Victimoli, tra Salussola e Dorzano, una delle zone più ricche di storia e di reperti archeologici del Biellese.
Essa fu in assoluto, la prima pieve del Biellese, fu edificata sul luogo del martirio di San Secondo.
La sua erezione è collocabile ai tempi di Sant’Eusebio, tra il 345 e il 371 d. C., ancora prima della pieve di Santo Stefano di Biella.
I documenti più antichi della pieve di San Secondo sono le due lapidi che un tempo si trovavano nella chiesa monastica di San Pietro Levita.
Risalgono ai secoli V – VI e servivano in origine da pietre sepolcrali a due cristiani, uno di nome Anastasio e l’altro Vitale.
La prima purtroppo è andata persa, mentre la seconda di pietra bianca si trova attualmente al Museo del Territorio di Biella.
Quest’ultima servì poi da copertura al sepolcro di San Pietro Levita, quando nel secolo X fu trasportato da Vittimulo nella nuova chiesa, eretta in suo onore a Salussola, a mezza collina, successivamente divenuta chiesa dei benedettini all’interno del priorato, quali custodi del corpo.
Non è quindi improbabile che con il corpo di San Pietro, abbiano raccolto tra le rovine di Vittimulo e trasportato a Salussola anche queste lapidi.
La prima lapide si trovava appesa alla facciata della chiesa di San Pietro Levita, la sua esistenza è ricordata e attestata dagli Atti riguardanti la traslazione del corpo del Santo da questa chiesa alla parrocchiale di Salussola del 1782.
Per trovare un documento scritto, che ricordi la chiesa plebana di San Secondo, dobbiamo risalire al X secolo.
Sono quattro gli elenchi delle pievi della diocesi di Vercelli dei secoli X- XII, il più importante e antico dei quali è quello conservato dal Codice Vaticano 4322.
Vittimulo era senz’altro il centro più importante dell’ “ ager vercellensis ” e quando l’organizzazione plebana si espanse dalla città alla periferia, fu certo uno dei primi, se non il primo, a beneficiare di questo privilegio.
Nel secolo VII, il corpo di San Pietro Levita fu trasportato da Roma a Vittimulo, e anche questo sta a testimoniare l’importanza religiosa raggiunta da questa pieve.
Le guerre dei secoli VIII – IX, portarono alla distruzione dell’intero abitato di Vittimulo, non escluse le sue chiese.
Il saccheggio e la distruzione di Vittimulo portarono all’abbandono da parte degli abitanti, i quali andarono ad incrementare i villaggi vicini.
La chiesa di San Secondo fu certamente ricostruita per conservare i diritti plebani.
I resti giunti fino a noi, denotano un edificio di piccolissime dimensioni, non corrispondente alle necessità della popolazione dell’antica Vittimulo.
Questi resti devono quindi risalire all’epoca della sua ricostruzione.
La decadenza materiale portò anche a quella religiosa e dovette essere questo il tempo in cui diverse rettorie, appartenenti alla pieve di San Secondo, passarono sotto la giurisdizione della pieve di San Pellegrino di Puliaco.
Le rettorie che dipendevano dalla pieve di San Secondo si riscontra nell’elenco delle chiese Vercellesi del XIII secolo; San Lorenzo di Dorzano, San Pietro di Cavaglià, San Pietro di Cagliano [ n.d.r. ora Calliano di Cavaglià ], Santa Maria di Babilone di Cavaglià, San Michele di Roppolo e di San Lorenzo di Pavarano [ n.d.r. nel Comune di Roppolo ].
Dopo il 1000 questa decadenza si accentuò, e verso la metà del secolo XIII i diritti plebani della pieve di San Secondo passarono alla chiesa di San Pietro di Cavaglià, che fu eretta pieve.
San Secondo, anche dopo il passaggio della giurisdizione plebana a Cavaglià, mantenne ancora il titolo di pieve fino al XVI secolo, ma come titolo onorifico.
Gli elenchi delle chiese Vercellese del 1298 e del 1410 riportano ancora “ Plebs Sancti Secondi ”, ma tassata per un importo inferiore delle rettorie che una volta le erano soggette.
Il colpo di grazia alla chiesa di San Secondo giunse nei secoli XIV – XV – XVI con le numerose lotte, tra cui la guerra di Salussola del 1312, durante la quale andarono distrutti tutti i villaggi intorno alla pieve di San Pellegrino e la stessa pieve di Puliaco perse la sua funzionalità plebana, il resto lo fecero le scorrerie di  Facino Cane.
Tutti questi tristi eventi dovettero portare il loro nefasto contributo per la totale rovina della chiesa.
In un documento del 1350 era definita “ campestris ” e in un altro del 1463, semplicemente cappella.
Durante la Visita Pastorale del 1606, era ridotta ad un mucchio di rovine e si ordinava di demolirla e di impiegare i materiali a beneficio della parrocchiale di Salussola.
Il pievano di Salussola, annotava nel 1619: “ Nel istesso finagio vi si ritrova una Chiesa de S.to Secondo con le muraglie solamente tutta ruinata ”.
Pochi anni dopo fu dedicata al Santo un’altra chiesa, al centro di un nuovo abitato, sorto in quel tempo ai piedi della collina.
Durante gli scavi eseguiti nel 1953 nella località dove sorgeva una delle chiese sotto il titolo di San Secondo, furono rimesse in luce le parti ancora esistenti dell’edificio.
In poco tempo sterpi e rovi scomparvero e lasciarono posto ai muri perimetrali ancora in buono stato di conservazione.


blogger   claudio.circolari@salussola.net 


 

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