Nel 1867  veniva riammesso il culto di san Pietro Levita ma con l’appellativo di ” beato “

Nel 1867  veniva riammesso il culto di san Pietro Levita ma con l’appellativo di ” beato “. L’anno 1867 fu la data di riammissione, ufficiale, al culto del santo Pietro, sotto il titolo di beato. La Sacra Congregazione dei Riti ebbe a pronunciarsi favorevolmente e concesse alla diocesi di Biella l’uffiziatura propria del Santo. In quell’anno la festa si tenne il 19 maggio con la presenza del vescovo monsignor Pietro Losana. Per l’occasione le reliquie del Beato furono trasferite in una nuova urna fatta appositamente costruire. Che cosa era successo. In quei lontani frangenti si fece forte un movimento che mise in discussione l’operato della Chiesa. Nel 1778 fu soppresso l’ordine dei Gerolamini, ordine a cui apparteneva la chiesa e il priorato di san Pietro Levita, i cui beni andarono alla Reale Marina, che li destinò al Seminario Vescovile di Biella. La comunità di Salussola, forte della devozione al Santo, ne chiese autorizzazione affinché le reliquie venissero riesumate e portate nella chiesa di santa Maria Assunta. Era il 5 giugno 1782 quando le reliquie del Santo vennero trasportate, dalla vecchia chiesa oramai profanata presso l’attuale cascina San Pietro, e depositate, temporaneamente, in un armadio sopra il locale della sacrestia. La parrocchia non aveva molti soldi, e nel 1784 costruì un piccolo sacello dietro l’altare dei santi Giovanni e Domenico, che allora custodiva le reliquie di san Grato martire. Fu solo nel 1821 che le reliquie del Beato ebbero l’attuale sistemazione. Per meglio dare una consona collocazione alle illustri reliquie, venne demolito l’altare di san Giovanni, sfondata la parete di testa, e le reliquie di san Grato martire trasportate, nel 1828, nella cappella di fronte.


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