Oltre Prelle c’è una pietra magica chiamata ” pera pich-era “

Oltre Prelle c’è una pietra magica chiamata ” pera pich-era. Oltre il borgo di Prelle, dal lato sinistro della strada provinciale in direzione di Zimone, si dirama un sentiero che conduce all’interno di una folta vegetazione di castagni, fino ad un costone collinare dove, tra le tante altre, ma meno famose, c’è una roccia molto particolare che affiora dal terreno. E’ la “ Përa Pich-era “, un masso erratico di grandi dimensioni, che nel passato ospitava sulla sua cima un menhir, sicuramente ricavato dalla sommità della roccia stessa, e dove si può ancora vedere il punto in cui fu asportato. Il nome del masso si può interpretare anche come “ pietra – picco “, dove il picco non è altro che il menhir.  Era sicuramente un luogo che rivestiva una certa importanza, mista di religiosità, paganesimo e credenze magiche, tanto che fu parzialmente distrutto dai monaci barnabiti della tenuta del Carengo. Anche dopo la cristianizzazione dei luoghi, continuò ad essere visitato dalla gente del posto, probabilmente per scopi magico terapeutici, dando adito a leggende e dicerie create dalla Chiesa, in modo da portare al progressivo abbandono delle pratiche. Il menhir venne così abbattuto, ma data la sua pesantezza, riuscirono solamente a coricarlo sulla cima della roccia stessa. Tra le tante leggende, una indica questo luogo come “ Roc della Pratasera “, sotto il quale le donne dicevano d’aver trovato i loro figli. I monaci non soddisfatti della loro opera, gli incisero anche una croce e una data prima dell’abbandono delle zone da loro presidiate, 1777. Con l’avvento delle leggi Napoleoniche del 1800, i monaci vendettero i loro possedimenti agli agricoltori della zona, e il magico masso non destò più interesse, se non per i cultori di storia locale.


blogger   claudio.circolari@salussola.net


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